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BUDAPEST  1956 - 2006.  Di Alfredo Felletti

 Parlare della vita di un grande fotografo qual è Mario De Biasi è come voler condensare in poche righe un' intera enciclopedia, tante sono le esperienze da Lui vissute e gli aneddoti che potrebbe raccontare.  Il primo incontro con Lui qualche anno fa, nel 2000 quando Milano la sua Milano ha voluto dedicargli una Mostra Antologica all' Arengario dal titolo "Fotografia, Professione e Passione" un tributo a quasi 50 anni di professione.  Mario De Biasi è uno dei pochi grandi fotoreporter ad aver raccontato tutto  o quasi tutto attraverso le sue immagini, è considerato infatti un' universalista della "Fotografia".  Ha fotografato guerre, rivoluzioni, terremoti, alluvioni, uomini famosi, eventi di cronaca per la rivista "EPOCA" della Mondadori che negli anni d'oro dal 1960 al 1970 aveva una tiratura settimanale di 500.000 copie.  Mario De Biasi che ancora conserva un orologio regalatogli da Arnoldo Mondadori con la scritta "EPOCA 1955"  500.000 copie,  lavorava per la rivista già dal 1953 e raggiuse la fama nel 1956 con le foto della rivoluzione ungherese (di cui nel 2006 cadrà il cinquantesimo anniversario) a Budapest che lo consacrarono fotoreporter di livello internazionale.  Qui tra il 23-24 Ottobre del 1956 per ore sotto il fuoco dei rivoluzionari documentò i massacri della popolazione.  " ITALIANO PAZZO " lo chiamarono i colleghi per il coraggio dimostrato e le sue foto fecero il giro del mondo, pubblicate su decine di settimanali.

Ancora oggi chi visita Budapest può trovare una testimonianza dei fatti accaduti durante quei terribili giorni del 1956, infatti in una piccola piazza a fianco del'attuale Parlamento, simbolo della città, lungo le rive del Danubio tra le aiuole di un parco vi è una " Pietra Tombale " eretta negli anni 70 a memoria dei caduti.  Paura, disperazione, rabbia, impotenza sono i sentimenti che ogni buon fotoreporter prima o poi proverà nella sua vita, ma anche consapevolezza che le immagini di cronaca di quello che sta accadendo sono importanti, si è testimoni... testimoni del dolore degli altri.

 

Maestro quante foto avrà scattato nella sua vita? - Gli chiesi la prima volta che lo incontrai. Non sò, rispose De Biasi non le ho mai contate di preciso, ma certamente più di un milione di immagini e sono 136 le copertine che ho firmato per " EPOCA " .   Non è sempre stato facile ricorda il Maestro parlando della sua avventura di fotogiornalista, la redazione di " EPOCA " era molto esigente e dietro ad ogni scatto da me effettuato c' era un' idea di base elaborata e sviluppata.  A volte non c' erano le condizioni per poter effettuare un servizio, per esempio la mancanza di permessi delle autorità locali, ma spesso mi sentivo rispondere per telefono o telegramma dal Capo della Redazione " per te nulla è impossibile ".  Epoca nel corso degli anni è diventata una delle più importanti testate italiane, equiparabile per importanza a " LIFE " la famosa rivista americana.

 

Tutto lo staff di redazione di "EPOCA" ha fatto molto per il giornalismo italiano, e le foto di Mario De Biasi capo dei servizi fotografici, insieme a quelle degli altri componenti la squadra che qui voglio ricordare, Giorgio Lotti, Mauro Galligani, Walter Mori, Sergio Del Grande, Walter Bonatti, rimarranno nella storia della fotografia.

- Maestro quali sono sono le altre qualità per diventare un buon fotoreporter ?

" Molto importante è documentarsi che significa non solo sapere cosa si fotografa, ma anche cosa fotografare. E' poi utile concentrarsi sui temi specifici da sviluppare, crearsi cioè un tema svolgere. Il contatto umano è più importante della tecnica.

E' questo il segreto di Mario De Biasi il saper vedere "le forme laddove meno lo si aspetta" anche quando la realtà che lo circonda non è quella straordinaria del grande evento di cronaca.

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